La nostra maestra è un troll

Eolo. Colpi di scena 2020. La nostra maestra è un troll

LA MIA MAESTRA E’ UN TROLL/ SANDRO MABELLINI/ ACCADEMIA PERDUTA-FONTEMAGGIORE

Entusiasmante il nuovo spettacolo di Sandro Mabellini “La mia maestra è un troll” con la coproduzione di Accademia Perduta e Fontemaggiore. Sul racconto visionario di Dennis Kelly, Mabellini propone attraverso una messa in scena apparentemente surreale una storia dal ritmo serrato e travolgente che, al contempo, diverte, commuove e fa riflettere. La storia è quella di Alice e Teo, due bambini tremendi che ne combinano di tutti i colori a tal punto da far licenziare la loro insegnante. Ma i ragazzi non avevano previsto che la sostituta della maestra sarebbe stata…un Troll! Si costituisce così nella classe un regime in cui l’insegnante/Troll terrorizza allievi e professori con i suoi metodi dittatoriali e i suoi programmi scolastici a dir poco discutibili: i bambini vengono infatti schiavizzati e costretti a lavorare in una miniera d’oro sorta nel giardino della scuola e non appena vengono colti a commettere una sciocchezza o una cattiva azione vengono puniti dal Troll che stacca la testa dei malcapitati e la ingurgita. Alice e Teo scioccati dalla condotta della nuova “insegnante” cercano di ribellarsi chiedendo aiuto agli adulti: cercano di parlare con i genitori, con la polizia, con il presidente della repubblica ma inutilmente. Il mondo degli adulti non è in ascolto, troppo presi a pensare a se stessi e a mantenere la loro posizione di privilegio. Dovranno quindi trovare da soli una soluzione. Teo decide quindi di imparare il trollese: affrontare direttamente “il nemico” sembra essere l’unica possibilità di trovare un sistema per avvicinare il Troll e con tutto il coraggio che gli rimane e forti del nuovo strumento acquisito, due ragazzi si presentano alla curiosa insegnante. Un dialogo surreale quello tra il Troll e i due ragazzi che porterà le due parti a trovare un compromesso accettabile in cui il Troll smetterà di mangiare i bambini e di farli lavorare e i bambini cercheranno di fare meno sciocchezze possibili. L’adulto si rivela dunque inefficace a trovare soluzioni mentre i ragazzi trovano nell’avvicinamento al “diverso” il sistema per superare la difficoltà. Tanti i temi sottesi alla trama: dalla dittatura al lavoro minorile alla relazione con l’altro diverso da sé e per questo motivo e per la modalità con cui vengono trattati i temi ci sembrerebbe più opportuno alzare l’età dei destinatari agli 11 anni anziché proporlo dai 7 anni. Liliana Benini e Edoardo Chiabolotti con grande bravura si muovono tra narrazione e dialogo, riuscendo a tenere costante l’attenzione dello spettatore per tutta la durata dello spettacolo. Il ritmo incalzante e le atmosfere acide e psichedeliche pensate dal regista portano lo spettatore ad uno stato di euforia che cresce in modo direttamente proporzionale all’empatia per i due protagonisti fino ad arrivare a culminare in quella che sembra quasi essere la festa di fine anno in cui i due protagonisti si scatenano tra balli e mascherate che accompagnano lo spettatore fino all’uscita del teatro, ricordando gli irriducibili che rimangono in pista a festa già conclusa, mentre gli invitati se ne vanno e i padroni di casa cominciano a rimettere ordine. Bravi.